Teatro

imitationofdeath, la sublime dignità di corpi senza vita

imitationofdeath, la sublime dignità di corpi senza vita

Corpi seminudi senza vita che improvvisamente si rianimano attraverso un lungo (e claustrofobico) respiro. E, contorcendosi, cominciano a prendere vita. Comincia così imitationofdeath,  la nuova creazione del duo Ricci/Forte, in scena nell’ambito del Festival delle Colline Torinesi sabato 1 e domenica 2 giugno, dopo un tour invernale che ha portato la performance sui palcoscenici italiani, tra cui il Piccolo Teatro di Milano.
Un’accurata riflessione sulla morte,  partita da un lavoro durato oltre un anno attraverso una serie di workshop realizzati in tutta Italia, alla ricerca dei performer più adatti per affrontare insieme questo nuovo progetto.
La drammaturgia è pressoché assente, si modifica e rinnova nel corso di ogni rappresentazione – come spiega lo stesso regista, Stefano Ricci -  «Lo spunto principale è stato tratto dai romanzi di Chuck Palahniuk, autore di best-seller come Fight Club e Soffocare».
Il resto sono perlopiù scene corali, attraverso le quali avviene l’esposizione collettiva di corpi che si svelano, rivelando ricordi, esperienze e stati d’animo… e più lo fanno, più sembrano sperimentare la condizione della morte, ma al tempo stesso, riassumere il controllo della fisicità del proprio corpo.
Una domanda colpisce soprattutto, diventando punto focale della riflessione: qual è la differenza tra chi cammina per strada e chi sorride sulle lapidi? Assistendo alla performance si può facilmente dedurre che un cadavere abbia meno dignità di qualsiasi minoranza perseguitata. E per restituire gradualmente dignità al proprio corpo senza vita, i performer sul palco si trasformano e agiscono alla stregua di supereroi, portando a riflettere ognuno di noi (anche grazie a una colonna sonora decisamente evocativa, che spazia dai Chemical Brothers ai Camaleonti fino a Laura Pausini, n.d.r.) sul rapporto di per sé dialetticamente inconcludente che, in vita, instauriamo con il senso del morire.
Un’esperienza forse meno intimistica rispetto a precedenti lavori di Ricci/Forte (Pinter’s Anatomy, ad esempio, n.d.r.); ma proprio le scene di gruppo sono il punto di forza di questa performance (come di gran parte della drammaturgia degli stessi autori). Ed è proprio questo l’elemento che ha trasmesso il pubblico il forte impatto emotivo del lavoro su tutti e sedici i meritevoli performer, che cito di seguito: Giuseppe Sartori, Francesco Scolletta, Marco Angelilli, Fabio Gomiero, Blanche Konrad, Piersten Leirom, Cinzia Brugnola, Michela Bruni, Barbara Caridi, Chiara Casali, Ramona Genna, Liliana Laera, Mattia Mele, Silvia Pietta, Claudia Salvatore, Simon Waldvogel.